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Guerra e mercato immobiliare: Le previsioni di Nomisma

Aggiornamento: 5 apr 2022

La guerra rappresenta il dramma peggiore che qualunque essere umano possa immaginare ed è triste doverlo argomentare in termini prettamente economistici, tuttavia, si rende necessario analizzare come tale dramma potrebbe influire sul patrimonio immobiliare d‘ognuno di noi... Se non altro perchè l’acquisto di un immobile è frutto del nostro sacrificio e per tale motivo merita d’essere protetto.


Piero Castagner

Le analisi di Nomisma


Preoccupazione ma anche cauto ottimismo dall’Osservatorio sul Mercato Immobiliare di marzo 2022 presentato da Nomisma, che analizza l’andamento delle principali città italiane.

La domanda abitativa precedente alla guerra in Ucraina, spinta dalle nuove esigenze abitative post-pandemiche, mitiga in parte le apprensioni degli operatori del settore.



Quali saranno gli effetti della guerra in Ucraina sul mercato immobiliare? Si legge nel rapporto:


“Il mantenimento degli straordinari livelli transattivi raggiunti al termine del 2021, che fino a qualche settimana fa sembrava lo scenario più verosimile, appare oggi una prospettiva ottimistica.

Nonostante il settore residenziale abbia recentemente dimostrato una straordinaria capacità reattiva, il secondo shock in meno di un biennio (qualora non venisse accompagnato da un adeguato dispiegamento di risorse finanziarie aggiuntive e da una politica monetaria marcatamente accomodante), potrebbe determinare un nuovo ridimensionamento”.


Prima dello scoppio della guerra, le intenzioni di acquisto erano alte, sui massimi livelli da 15 anni, ma il timore è che l’attendismo nel concretizzare effettivamente la compravendita, faccia perdere un po’ di spinta nei prossimi mesi.



Mutui per acquisto casa ed effetti della guerra in Ucraina


Non cambierà, secondo il Ceo di Nomisma Luca Dondi, la dipendenza da mutuo per l’acquisto di casa, che anzi trarrà ulteriore forza, ma costituirà un’ulteriore preoccupazione poichè “non si sa come le banche potranno porsi alla luce della loro esposizione ad asset a rischio, la quale potrebbe creare maggiore selettività nel concedere credito.”

Spiega Dondi:


“Ad oggi, non ci sono segnali preoccupanti nella domanda di credito ma non abbiamo ancora conto di un calo che altri indicatori iniziano invece ad evidenziare in merito alla flessione delle domande di finanziamento (vedi barometro Crif), che potrebbe rappresentare un segnale di rallentamento anche delle compravendite di case.”


Dondi aggiunge come la discriminante non sia tanto legata alla situazione dei tassi in risalita, comunque più bassi di qualche anno fa; si tratta piuttosto di autoselezione della spesa, che può ostacolare la concretizzazione dell’interesse all’acquisto.


Nessun allarme reale per Nomisma anche dal punto di vista del deterioramento del credito anche se ci sono consistenti segnali di probabili inadempienze, volte ad appesantire la situazione, alimentando la prudenza delle banche.



Gli effetti della guerra sull’economia italiana


Secondo Nomisma gli effetti della guerra sull’economia italiana “sono ancora difficili da quantificare, ma il palpabile attendismo di queste settimane si tradurrà prevedibilmente in una perdita in termini di crescita del PIL non limitata a qualche decimo di punto percentuale”.

Il capo economista della società bolognese Lucio Poma spiega:

“La guerra ha esacerbato situazioni già presenti e connesse a dinamiche strutturali che probabilmente permarranno a lungo termine”.


Nel 2021, l’economia europea è cresciuta del 5.9 per cento, con l’Italia che ha totalizzato addirittura un +6.6 per cento, superando pure la Germania:

La “tempesta energetica perfetta” è partita il 16 novembre, quando ancora non si parlava di guerra, tuttavia si è registrato il picco del prezzo del gas, in crescita fin dall’estate, nel giorno in cui il governo tedesco ha dato lo stop all’apertura del gasdotto russo Northstream2.


Con l’aumento del prezzo del gas sono cresciuti i costi di tutti i carburanti, con riverbero sulla produzione e sui prezzi finali di ogni cosa, aggiungendo “inflazione all’inflazione” già in corso per la crisi dei semiconduttori conseguente al boom della domanda post pandemia e alla fruizione del superbonus 110% contro un’insufficiente disponibilità delle materie prime.



Quali aspettative, dunque, per l’anno in corso?


Secondo Poma, c’è di che essere ottimisti:

“Quando c’è un conflitto, solitamente il bene rifugio è l’oro e quindi il suo prezzo schizza in alto... Ma stavolta il prezzo è stabile; a salire molto è il prezzo del rame, anticipatore di un’espansione della produzione industriale, una situazione non compatibile con aspettative di recessione”.


La speranza quindi è che la crescita post-pandemia possa tamponare la situazione attuale, rendendola meno grave di quanto potrebbe essere!


Fonte: Bluerating

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